LGBT: partiamo dal significato


Cosa significa l’acronimo LGBTQ+? Inizialmente composto di sole quattro lettere (LGBT), esso si è ampliato nel corso degli anni fino a includere un numero sempre maggiore di identità.

Le quattro lettere dell’acronimo indicavano i quattro “principali” gruppi minoritari: Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender.

All’epoca questo acronimo rappresentò una rivoluzione in termini di inclusione, perché  permetteva di riferirsi a un gruppo decisamente più eterogeneo rispetto a quella che era comunemente nota come la “comunità gay”.

L’acronimo originario si è progressivamente arricchito di altre lettere fino ad arrivare alla forma  attuale di LGBTQIAP.

Le nuove lettere

La lettera “Q” sta per queer, termine che oggi viene utilizzato per riferirsi a tutte le persone che preferiscono non identificarsi in una specifica “etichetta” relativamente all’orientamento sessuale e/o all’identità di genere.

Tre ulteriori lettere sono state aggiunte: la lettera “I” che sta per intersex (intersessuale è una persona che ha i caratteri sessuali primari e/o secondari che non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili) e la lettera “A” che si riferisce alle persone asessuali (coloro che non provano alcun tipo di attrazione sessuale per altre persone, a prescindere dal loro genere). Infine, la lettera P sta per pansessuale, cioè una persona che prova attrazione fisica e romantica verso un’altra persona indifferentemente dal sesso o dal genere di quest’ultima.

Il segno “+” rappresenta infine tutte le altre identità che non trovano posto nell’acronimo.

Perché tutto ciò è così importante?

Il contesto culturale in cui viviamo tende a dare per scontato che le persone siano necessariamente eterosessuali e cisgender (persone la cui identità di genere corrisponde al genere e al sesso biologico).

Ciò comporta che le altre categorie identitarie siano per lo più “cancellate” costantemente nel linguaggio di tutti i giorni. Per le persone che non si identificano come eterosessuali e cisgender, questo fenomeno può avere effetti devastanti a livello psicologico.

L’auspicio è che una sigla sempre più inclusiva possa aiutare molte persone diverse a trovare, con serenità, la propria collocazione identitaria.
(Fonte: https://antonioprunas.it/che-cosa-significa-lgbt/)

Cosa significa fare “coming out”?

L’espressione inglese coming out (letteralmente in italiano “venire fuori”) è usata per indicare la decisione di dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere.

Questa espressione deriva dalla frase inglese coming out of the closet (“uscire dal ripostiglio” o “uscire dal nascondiglio”), cioè “uscire allo scoperto”.

In Italia, l’espressione coming out è spesso confusa con outing, che indica invece l’enunciazione dell’omosessualità di qualcuno da parte di terze persone senza il consenso della persona interessata.

L’opposto di una persona che ha fatto coming out (definita “dichiarata”) è indicata nel gergo gay col termine “velato“.
Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Coming_out

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