Intervista alla Comunità Mamme e Minori “La Cantera” di Senigallia
di Liso, Gasparini, Garofoli, Fiorentini, Cecchini e Perilli
1) Quali sono i ruoli e i tipi di intervento richiesti delle diverse figure? (Coordinatore, educatore, Oss)
Questa è una comunità per mamme e bambini e quindi ogni tipo di utenza richiede delle mansioni e dei ruoli differenti. Il coordinatore è colui, come dice la parola, che va a coordinare l’intera comunità. È coinvolto anche in diversi rapporti: quelli tra tribunali ai servizi sociali, quello con le mamme e con gli educatori, segue la gestione della turnistica delle ore, piuttosto che le intere dinamiche di una comunità. Insomma è colui che coordina e deve riuscire ad avere un occhio su tutto. Invece, l’educatore è una figura che è più interno alle dinamiche più strette e relazionali, questo perché vive con loro. Fanno turni che vanno dalla mattina fino a poi ricoprire anche quelli della notte. Dai pasti alle semplici cose. Quindi è colui che vive la quotidianità e sicuramente è quello che ha un rapporto più stretto. L’educatore è quello che cerca di guidare, in questo caso, le mamme e i bambini o le mamme e i bambini insieme, affinché possano poi, attraverso un percorso personale di maturazione, uscire dalla comunità.
Anche l’Oss è una figura molto importante perché si cura sia della parte sanitaria che di quella la parte strettamente legata alle pulizie domestiche e della preparazione dei pasti. Tutto rispettando strette regole legate ai controlli, come può essere l’HACCP. Quindi tutto deve essere a norma e spetta all’Oss occuparsi di questo fronte. Anche la stessa Oss, possiamo dire, è una educatrice dato che interagisce con le mamme e i bambini. E queste sono le figure che si alternano all’interno di una comunità.
2) Nel team educativo predisposto per questo tipo di comunità, viene privilegiata la componente femminile? (più educatrici donne ?) e se si perché?
Sicuramente sì, nel senso che di già in questa equipe c’è solo un uomo. È importante la figura maschile, perché poi essendo una comunità per mamme, che derivano da situazioni socio famigliari, affettive, psicologiche molto particolari, avere un riscontro con una figura maschile è molto importante, però sono sicuramente meno. La nostra equipe è composta da sole donne, a parte l’unica eccezione prima citata. Indistintamente se maschio o femmina, preferiamo che entrino delle figure, educatori maturi: nel senso con esperienza alle spalle, perché se no si posso istaurare delle dinamiche poco piacevoli. Cerchiamo quindi di evitare questo.
3) Siamo stati informati che ogni due settimane vengono effettuati i tamponi in struttura a mamme e bambini. Come sono stati informati questi ultimi della necessità di sottoporsi al tampone?
Loro, intanto, sono mamme e bambini che abitano in comunità e non fuori dal mondo. Sono tutte mamme informate della situazione socio sanitaria mondiale e dell’importanza di fare dei tamponi. Perché se poi si ammala qualcuno, devono andare in quarantena circa 20-30 persone. Quindi sono stati tutti molti disponibili nel farlo. Alcune mamme hanno anche apprezzato un maggior controllo su se stessi e sui proprio figli. Alcune di loro si sono sottoposte perfino al vaccino. Non tutte sono a favore del vaccino, quindi alcune si sono rifiutate di farlo. Quella del vaccino è una libera scelta, quindi noi non possiamo obbligare nessuno. Certo saremmo più contente se tutte lo facessero, ma come detto, non possiamo obbligarle a farlo.
4) Considerando che si sta andando verso una fase di maggiore apertura rispetto alle restrizioni dovute al Covid, quali sono i prossimi progetti per l’estate? (uscite, gite e attività all’aperto)
Dovete pensare che la comunità cerca di far avere alle donne e ai bambini la possibilità di vivere una vita il più normale possibile. Un po’ come tutte le persone che vivono fuori dalla comunità. Ci sono delle mamme che hanno delle autonomie, e che quindi possono uscire e portare i figli al mare piuttosto che fare altri tipi di attività. Non siamo noi a mettere delle restrizioni, perché siamo comunque una comunità educativa. Queste restrizioni vengono dal governo, quindi noi e le mamme ci atteniamo a ciò che ci dicono i nostri politici. Poi certo con maggior attenzione e riguardo perché siamo in tanti. Grandi differenze non ce ne sono. D’estate noi andiamo al mare. Dato che siamo a Senigallia, la comunità è molto vicina al mare. I bambini li iscriviamo ai centri creativi. Le mamme d’estate lavorano di più perché, essendo una zona turistica, si trova maggiormente il lavoro d’estate piuttosto che d’inverno. Si cerca di dare una vita assolutamente normale e di aiutare le donne al reinserimento sociale.
5) Come sono state trasmesse le informazioni rispetto alla pandemia alle mamme?
Sono sempre informati attraverso gli strumenti di comunicazione. Quali possono essere le Tv piuttosto che gli smartphone. Qua dentro abbiamo delle mamme adulte, e che hanno il proprio cellulare e quindi possono vedere sui social, o più in generale su internet, le informazioni. Poi ovviamente se ne parla insieme. Il nostro compito si basava principalmente nel rinformali sui spostamenti, anche perché le mamme e i bambini posso fare degli incontri protetti con i genitori o con i nonni. Oppure anche per delle autonomie personali con delle relazioni esterne alla comunità. Cercavamo di informarle su quale fosse il pericolo nel uscire dalla comunità. Sono persone libere, le mamme. Loro possono fare e uscire dalla comunità quando vogliono. Ovvio che poi ognuno prende le proprie responsabilità.
6) Come si svolge la routine giornaliera per le mamme e i bambini che vivono in struttura?
La sveglia delle mamme è verso le 7, anche perché devono preparare i bambini e portarli a scuola. Chi lavora, poi, va a lavorare. I bambini, per la maggior parte, hanno la scuola a tempo pieno quindi fino alle 14 o 16; per poi rientrare e se possibile, ora che sono hanno ripreso, fare sport. Si cena verso le 19/ 19:30. Intorno alle 23 si va a dormire, i bambini naturalmente prima. E infine chiudiamo tutto verso mezzanotte. E questa è più o meno la routine. Poi ci sono mamme che non lavorano e che quindi stanno qui tutta la giornata. Possono però uscire qual ora i figli non siamo in comunità.
7) Come avvengono e si sviluppano le relazioni amicali tra le mamme e tra i bambini
Le relazioni possono essere difficili, non sono persone che si scelgono, quindi già la fatica nel stare qui dentro, la comunità è comunque pesante; considerate che qui dentro sono in 20, sono tanti. Quindi è una situazione molto caotica e molto spesso ci sono delle alleanze, dei rapporti più stretti tra le mamme, rispetto ad altre mamme. Comunque, qua non ci sono mai stati episodi di violenza o di discussioni molto accese.
8) Come e se si sviluppano relazioni confidenziali e privilegiate tra le mamme e alcuni educatori
Il rapporto tra l’educatore e le mamme è sicuramente il rapporto più difficile e complesso. Nel senso che poi loro hanno delle strutture di personalità molto solide, questo a causa dei loro vissuti. Con le mamme si lavora su più fronti. Si lavora sia sulle loro individualità, sullo sviluppo, sulla consapevolezza di se stessi, su come essere donna e madre. C’è chi lavora anche sulla relazione che la mamma ha sul bambino. Sono dei rapporti molto, molto, molto delicati che si creano nel tempo. Sicuramente loro fanno fatica ad avere fiducia. Questo perché ne hanno viste tante nel loro passato. Ci sono anche delle bellissime soddisfazioni perché poi si creano dei rapporti molto solidi, belli. Quando si vede una persona maturare, fiorire, poi lasciarla andare è un piacere.
9) Come l’educatore interviene nel rapporto tra mamma e bambino
Anche qui bisogna essere sempre molto attenti, nel senso dobbiamo sempre pensare che c’è la figura materna in mezzo. Dipende anche dai rapporti che si instaurano con la mamma. Se c’è un rapporto di fiducia e di alleanza, si interviene in maniera più diretta sul bambino. Se invece si è ancora in una fase di conoscenza, si cerca di accogliere maggiormente la mamma e di intervenire insieme. Bisogna sempre cercare di non prevaricare, sostituirsi, al ruolo materno. Il nostro obiettivo è quello di accompagnare la mamma ad essere completamente autonoma con il bambino. Con molte non è possibile fare questo lavoro, perché sono altamente disfunzionali e quindi ci sostituiamo. Altre invece sono molto funzionali e quindi sono più autonome.
10) Come si interviene nei momenti di litigio tra mamme e bambini
Dipende: se la discussione tra la mamma e il bambino è costruttiva, si lascia fare; mentre se invece è disfunzionale, si interviene. Si ferma la mamma, si porta via il bambino. Qua dentro non sono ammesse, anche se molto spesso ci sono, parolacce nei confronti dei bambini o ad altri. Se dovessimo vedere atti del genere, si ferma immediatamente senza neanche mezzi termini. Poi se ne parla con la mamma quando sarà tranquillizzata.
11) Le fasi evolutive del bambino in struttura sono diverse rispetto ad un bambino che cresce in famiglia?
Le fasi evolutive, come dice anche Freud, a grandi limiti sono le stesse. Quindi le fase evolutive sono esattamente le stesse. Ci può essere una fase orale, fallica, edipica uguali a quelle di un bambino chiunque. Non ci sono grandi differenziazioni. Certo è che un bambino qui dentro ha sicuramente molti più stimoli, rispetto che ad un bambino che vive una quotidianità a casa. Qui il bambino si deve confrontare con altre 20 persone, quindi è sicuramente molto più stimolato.
12) Lo sviluppo del linguaggio dei bambini è agevolato o disturbato dalla presenza di più bambini e mamme appartenenti a diverse etnie e quindi di lingue diverse?
Dipende tanto dal ruolo materno. Dipende quanto la figura materna accolga lo sviluppo linguistico. È chiaro che al bambino, piccolino di un anno, indica e la mamma non lo fa sforzare. Mentre invece nelle lallazione e piuttosto che nelle prime parole dopo un anno, va più in là lo sviluppo linguistico. Poi questo dipende anche dalla figura materna piuttosto che dal tecnico volontario.
13) All’interno della struttura esistono differenze tra libertà e privilegi per alcune mamme rispetto ad altre? Se si, come vengono percepite?
Assolutamente no. Tendiamo a non fare differenziazioni. Qua funziona che ogni educatore ha un nucleo di riferimento. Una mamma e un bambino posso fare affidamento sicuramente a tutta la equipe, ma se la mamma ha bisogno di un maggior conforto, di colloqui può fare affidamento a questo educatore di riferimento. Come nella vita normale, anche educatori, coordinatori e Oss sono delle persone normali e impari. A livello caratteriale possiamo magari trovare un feeling maggiore con una mamma rispetto ad un’altra. Però si cerca assolutamente di non fare differenziazioni, perché poi loro lo sentono tantissimo. La prima cosa che ti dico è “Perché lei sì e io no” e quindi per tutti le cose devono essere eque.
14) Le mamme che rientrano in un progetto di permanenza in comunità, nutrono sensi di colpa o di inadeguatezza verso i loro bambini?
Solitamente quando le mamme entrano nella comunità, la colpa non è mai la loro. È sempre colpa di un tribunale, servizi sociali o di persone che non hanno capito. Nel primo periodo iniziale fanno molta fatica nell’ inserimento. Successivamente se hanno un buon grado di consapevolezza, di meta cognizione e di mentallizzazione, e allora si possono sviluppare dei sensi di colpa, altrimenti provare rabbia.
15) Ci sono stati momenti di paura e/o sconforto da parte delle mamme per la situazione Covid? Se si, come sono stati affrontati?
Si, il Covid ha un po’ rallentato tutto. Ha rallentato i tribunali. Ha rallentato i servizi sociali e ha rallentato anche i loro percorsi, anche a livello lavorativo e di reinserimento nella società. È stato anche per loro una grande frustrazione. È vero anche che loro sono state più brave di noi nella situazione Covid; perché all’interno di una comunità sono soggette a delle restrizioni e quindi sono proprio loro che ci dicono “Adesso sapete come noi ci sentiamo qui dentro”.