La Comunità di “Pinocchio”
di Olivieri, Sbriscia, Hammouda, Botticelli, Petrenga, Berluti
La comunità “Pinocchio” è una comunità educativa per minori che si trova ad Ancona.
Organizzazione della comunità
Nella comunità interessata è presente un equipe composta da 7 educatori suddivisi in psicologi, educatori e pedagogisti, 1 operatore sociosanitario e 1 coordinatrice della struttura che si è gentilmente offerta per spiegarci tutte le dinamiche presenti all’interno della struttura tramite un’intervista. Nel team sono presenti solo 3 uomini e questo fa notare quanto ancora i lavori che rientrano nell’ambito assistenziale e socio educativo siano prevalentemente svolti da donne.
La comunità maschile “Pinocchio” può ospitare al massimo 13 ragazzi ed attualmente è al completo con ragazzi che rientrano nella fascia di età che va dai 6 ai 19 anni provenienti da Paesi e culture differenti tra cui albanesi, pakistani, italiani ed italiani con origini straniere.
La diversità presente è considerabile un punto di forza tramite cui i ragazzi possono conoscere e sperimentare usi e costumi diversi e viene vissuta in modo sereno, però al tempo stesso è anche motivo di piccoli litigi ad esempio riguardante il cibo e la musica.
La comunità Pinocchio si trova all’interno di un palazzo condominiale e spesso avvengono interazioni con i vicini per lo più positive: infatti, molte volte soprattutto nelle festività i ragazzi portano dei “regali”, o insieme agli educatori organizzano delle merende che includono anche la presenza dei vicini.
Però una comunità di 13 ragazzi non è sicuramente silenziosa, per questo i vicini invitano i ragazzi a fare meno chiasso.
Routine e abitudini
Durante il periodo scolastico la routine quotidiana dei ragazzi è simile a quella di tutti gli adolescenti compreso il momento (traumatico) dello svegliarsi per andare a scuola, ma oltre a questo anche lo svago dato dalla tecnologia: computer, tablet e tv.
Gran parte della loro routine non si discosta da quella tipica dei giovani, però ci sono alcune eccezioni come delle restrizioni più rigide sull’orario di rientro in comunità alle ore 20 anche se per alcuni eventi speciali possono chiedere un permesso per fare più tardi. Inoltre, l’uscita, per alcuni, avviene assieme ad un educatore. I ragazzi col tempo si abituano e si adattano a queste limitazioni non avendo problemi a rispettarle.
Al termine della scuola, generalmente tutti i ragazzi non impostano la sveglia, invece all’interno della comunità viene mantenuta questa regola e ci si deve svegliare alle 9.30 massimo.
La spiaggia è una meta condivisa da tutti, però le loro giornate sono anche caratterizzate da una moltitudine di eventi e progetti organizzati dalla comunità stessa come il progetto fotografia e il festival cortometraggio.
Altre attività che occupano il loro tempo sono quelle riguardanti il loro credo: infatti, i ragazzi riescono a mantenere le loro tradizioni religiose e vengono accompagnati nei luoghi di culto se ne hanno necessità o vengono messe a disposizione ore per pregare.
Relazioni di amicizia e relazioni famigliari dei ragazzi
Come normalmente accade il modo in cui si instaurano le relazioni di amicizia dipende dalla personalità del ragazzo e principalmente i rapporti di amicizia si possono suddividere varie forme.
È più facile che si creino relazioni tra ragazzi della stessa nazionalità perché si trovano più a loro agio condividendo le origini, le tradizioni ed un vissuto simile ad esempio i ragazzi di nazionalità pakistana presenti tendono ad essere molto amici fra di loro; per quanto riguarda le relazioni esterne i ragazzi più agevolati sono quelli locali grazie alla possibilità di incontri frequenti del con gli amici. Infine, può succedere che, all’interno della comunità stessa, vengano stretti dei legami tali che continuano anche dopo il periodo di permanenza nella struttura.
Per quanto riguarda i rapporti con la famiglia, esistono situazioni molto diverse perché nascono da progetti differenti e dipende anche dalle motivazioni che hanno portato il ragazzo all’inserimento nella comunità: infatti, per alcuni sin dall’inizio il progetto prevede che il rapporto con la famiglia rimanga autonomo.
Per ragazzi stranieri, lontani dai loro famigliari, i rapporti avvengono solo tramite telefono ed è la comunità stessa a fornire loro delle schede internazionali; però non tutti i componenti della famiglia possiedono un cellulare pertanto è necessario organizzare e programmare la chiamata affinché riescano a procurarsene uno.
Con i ragazzi che invece hanno la famiglia nel territorio i rapporti sono solitamente mediati dagli educatori così come gli incontri.
Riguardo al rapporto con gli educatori, esistono delle relazioni particolari e confidenziali tra i ragazzi e l’equipe, ma non sono incoraggiate da quest’ultimo perché ad ogni ragazzo va data la stessa attenzione sulla base del progetto personale e della sua età. Però può capitare che ci siano delle antipatie o delle simpatie da parte dei ragazzi nei confronti degli educatori e prediligano confidarsi con uno piuttosto che con un altro. Nonostante questo ogni ragazzo ha un educatore di riferimento con il quale fa un’uscita particolare individuale una volta al mese diversa dal solito, sia per crearsi uno spazio in cui si è da soli con l’educatore senza l’interferenza degli altri ragazzi sia potersi confidare personalmente.
Situazione del covid
All’inizio della pandemia è stato difficile per i collaboratori dare la notizia ai ragazzi, poiché oltre alle varie restrizioni, coloro a cui era concesso il rientro a casa nei weekend, hanno dovuto interrompere questa abitudine dopo il ‘no’ ricevuto dal tribunale. La cosa che però ha aiutato a semplificare il tutto è stato vedersi tutti insieme, anche il mondo al di fuori della comunità, nella stessa situazione. Ciò ha fatto sì che il legame tra i ragazzi si rafforzasse, aumentando di conseguenza la creatività nel trovare idee per attività con cui impiegare il tempo, come ad esempio la realizzazione di panchine di arredamento per il giardino.
Quando invece ci sono state le prime riaperture è stato un po’ più complicato, poiché vedevano tutti uscire e loro non potevano perché il tribunale non aveva ancora fatto ripartire i rientri in famiglia o le uscite da soli per i ragazzi. Il tutto amplificato da un’ulteriore quarantena, a causa di un ragazzo risultato positivo. Gli altri però sono riusciti a gestire la situazione e a rispettare le regole, come il dover rimanere chiusi in camera tutto il giorno.
Un’altra cosa legata al covid, che i ragazzi hanno dovuto sopportare sono i tamponi, dato che tutti ogni 15 giorni devono farne uno. Fortunatamente tutti lo hanno sempre fatto senza opporsi, poiché è stato spiegato ai ragazzi che è una cosa importante per evitare di portare il virus nella struttura e in casa.
Ora che siamo in zona bianca, la struttura ha organizzato diverse uscite per i ragazzi, anche più degli altri anni, proprio per compensare il periodo di reclusione. Sono previste sia uscite semplici come andare al mare, che parchi d’avventura e acquatici, trekking sul Conero, ma anche visite a città italiane come Roma dove hanno partecipato alle Giornate conclusive del Festival di Cortometraggi.